La capitolazione economica del nuovo inizio: quando Internet e i suoi discendenti erano ancora pionieri digitali
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Pubblicato il: 1 novembre 2025 / Aggiornato il: 1 novembre 2025 – Autore: Konrad Wolfenstein

La capitolazione economica del nuovo inizio: quando Internet e i suoi discendenti erano ancora pionieri digitali – Immagine: Xpert.Digital
Sperimentazione, clamore, profitto: il percorso inevitabile di ogni innovazione digitale - Come i pionieri sono diventati speculatori a sangue freddo
Dal Far West ai centri commerciali: l'anima perduta di Internet. All'epoca era tutto meglio online? Un viaggio digitale nel tempo, dalla SEO ai social media.
Ricordate quando Internet era un'avventura? Un'era di scoperte, quando i pionieri esploravano territori digitali senza sapere dove il viaggio li avrebbe condotti. Quest'anima sovversiva e creativa di Internet ha lasciato il posto a un sistema altamente efficiente. Questo testo analizza l'inesorabile passaggio dall'esplorazione selvaggia – sperimentazione rischiosa in territori sconosciuti – allo sfruttamento disciplinato, all'ottimizzazione spietata dei modelli esistenti per profitto ed efficienza.
Questa transizione non è casuale, ma piuttosto una lezione economica che illustra il ciclo di vita di qualsiasi tecnologia trasformativa. Intraprendiamo un viaggio nel tempo, a partire dai primi anni '90, quando il World Wide Web era ancora un esperimento accademico, e ripercorriamo come idee rivoluzionarie si siano evolute in servizi standardizzati. Utilizzando tecnologie chiave come SEO, social media, e-commerce e l'emergente Realtà Estesa (XR), approfondiamo come ciascuna di queste innovazioni abbia seguito la stessa traiettoria: da una fase di incertezza e creatività, guidata da visionari e pionieri, all'attraversamento del baratro verso il mercato di massa.
Il testo esamina come questo processo di maturazione abbia inevitabilmente portato alla concentrazione del mercato, al predominio di giganti come Google e Meta e alla commercializzazione di spazi un tempo aperti. Si conclude con una domanda cruciale: questo ciclo di innovazione e successiva appropriazione è inevitabile? E cosa significa questa intuizione per la prossima grande ondata tecnologica, l'intelligenza artificiale, che sta già mostrando segni di seguire lo stesso percorso da strumento esplorativo a macchina di profitto controllato?
Adatto a:
- La grande trasformazione: la fine dell'era economica di Internet con la perdita di 3-5 milioni di posti di lavoro?
La storia si ripete? Perché l'intelligenza artificiale sta diventando una macchina da profitto, piuttosto che uno strumento di scoperta.
Internet è morta. Non letteralmente, ovviamente, ma la sua anima sovversiva, il suo nucleo dirompente, è stata da tempo cooptata dal mainstream, standardizzata, ottimizzata e scomposta in parametri misurabili di ritorno sull'investimento. Quello che un tempo era iniziato come un esperimento radicale, un'esplorazione di territori digitali sconosciuti, si è trasformato in una macchina di sfruttamento altamente efficiente. Questo cambiamento non è né accidentale né deplorevole, ma piuttosto il destino inevitabile di qualsiasi innovazione trasformativa. La storia di Internet e della sua progenie tecnologica si legge come un manuale di economia sul ciclo di vita delle tecnologie dirompenti, in cui pionieri sfrenati diventano profittatori disciplinati e strumenti rivoluzionari diventano servizi standardizzati.
Gli inizi: quando il web imparò a camminare
Nei nebulosi primi anni Novanta, Internet stessa era un business di esplorazione allo stato puro. La commercializzazione del World Wide Web iniziò nel 1994 con il lancio del browser Netscape Navigator, che pose le basi per l'uso di massa di Internet. Nel 1996, c'erano appena centomila siti web in tutto il mondo e il mezzo era ancora in quella fase sperimentale in cui nessuno sapeva esattamente quali applicazioni avrebbero prevalso o come si potessero ricavare profitti da esso. La National Science Foundation aveva precedentemente riservato Internet esclusivamente a scopi accademici e di ricerca, e la Politica di Utilizzo Accettabile proibiva esplicitamente le attività commerciali. C'era il timore diffuso che Internet potesse essere corrotto e svalutato da interessi commerciali.
Ma già nel 1984, un decennio prima della sua diffusa popolarità, CompuServe aveva istituito il Consumer Information Service, un centro commerciale elettronico che consentiva agli abbonati di fare acquisti presso rivenditori come American Express e Sears. Questo fu un presagio di ciò che sarebbe accaduto in seguito. La svolta decisiva arrivò nel 1993, quando Tim Berners-Lee e il CERN decisero di rendere disponibile gratuitamente il codice sorgente del World Wide Web. Questa decisione catalizzò un'ondata globale di creatività e innovazione che trasformò Internet da uno strumento accademico di nicchia a una forza economica trasformativa.
Il fondamento teorico: sugli innovatori, gli abissi e il processo di maturazione
Durante questa fase, Internet incarnava tutte le caratteristiche dell'innovazione esplorativa secondo il modello di ambidestria di James March. Esplorazione significa ricerca di nuove possibilità, sperimentazione in territori sconosciuti, disponibilità a correre rischi e accettazione dell'incertezza a fronte di benefici diffusi e a lungo termine. I primi pionieri di Internet, dai fondatori di Amazon ed eBay agli sviluppatori dei primi motori di ricerca come Archie, Wandex e AltaVista, operavano in un contesto di fondamentale incertezza. Non sapevano se i loro modelli di business avrebbero funzionato, se i consumatori sarebbero stati disposti ad acquistare online o se l'infrastruttura tecnica sarebbe stata scalabile.
La teoria della diffusione di Everett Rogers del 1962 descrive con precisione come le innovazioni si diffondono nei sistemi sociali. Il primo due percento degli utenti è costituito dagli innovatori, amanti della tecnologia che tendono a correre rischi e sperimentano nuove soluzioni per il proprio tornaconto. Seguono i primi utilizzatori, circa il tredici percento, che, in quanto visionari, riconoscono i vantaggi strategici delle nuove tecnologie e agiscono come opinion leader nelle loro comunità. La massa critica, la maggioranza iniziale, che comprende il trentaquattro percento, è composta da pragmatici che esigono prove di affidabilità e chiare proposte di valore prima di adottare. Proprio tra i primi utilizzatori e la maggioranza iniziale si trova l'abisso, il divario identificato da Geoffrey Moore nel suo influente lavoro del 1991, "Crossing the Chasm".
Internet, tra l'inizio e la metà degli anni Novanta, era popolato da innovatori e pionieri. Era uno spazio sperimentale per appassionati di tecnologia e imprenditori visionari. La stragrande maggioranza della popolazione era scettica o indifferente al mezzo. L'e-commerce era considerato rischioso, la sicurezza delle transazioni online era discutibile e l'esperienza utente era rudimentale. Amazon, fondata nel 1994 da Jeff Bezos, iniziò come libreria online con l'obiettivo di offrire la selezione di libri più completa al mondo. eBay nacque nel 1995 dall'idea di creare un mercato efficiente per i collezionisti. Entrambe le aziende operavano in un territorio in gran parte inesplorato e dovevano risolvere problemi fondamentali di logistica, elaborazione dei pagamenti e creazione di fiducia.
SEO e SEM: dall'inganno all'artigianato basato sui dati
L'ottimizzazione per i motori di ricerca, o SEO, è emersa a metà degli anni '90 come risposta diretta all'avvento dei primi motori di ricerca. La storia inizia con Archie nel 1990, un servizio che cercava i server FTP per nome di file, seguito da Veronica e Jughead. Il primo vero motore di ricerca web fu Wandex nel 1993, sviluppato al MIT. Yahoo fu lanciato nel 1994 come directory curata manualmente e AltaVista rivoluzionò la ricerca nel 1995 con l'indicizzazione full-text e operatori di ricerca avanzati. Il primo utilizzo documentato del termine "ottimizzazione per i motori di ricerca" risale al 1997, quando l'agenzia Webstep Marketing lo utilizzò in un pitch deck, in concomitanza con gli sforzi di Danny Sullivan per diffondere il concetto attraverso Search Engine Watch.
In questa fase iniziale, la SEO era pura esplorazione. Nessuno conosceva gli algoritmi esatti dei motori di ricerca, non esistevano best practice consolidate e gli ottimizzatori sperimentavano con meta tag, densità delle parole chiave e vari fattori on-page. Il famoso aneddoto di Bob Heyman e Leland Harden, che lavoravano per la band Jefferson Starship e scoprirono che citazioni più frequenti del nome della band sul loro sito web portavano a posizionamenti più alti, illustra la natura sperimentale di questa fase. Si trattava essenzialmente di un primo keyword stuffing, una tecnica che in seguito sarebbe stata classificata come spam, ma che all'epoca rappresentava una legittima strategia esplorativa.
Il marketing sui motori di ricerca (SEM) si è sviluppato parallelamente all'ottimizzazione sui motori di ricerca (SEO). La vera innovazione arrivò nel 1998, quando GoTo.com introdusse il primo modello pay-per-click (PPC), in cui gli inserzionisti potevano fare offerte per le prime posizioni nei risultati di ricerca e pagare solo per i clic. Questo modello allineava gli interessi dei motori di ricerca, degli inserzionisti e degli utenti. Google lanciò Google AdWords nell'ottobre 2000 con soli 350 inserzionisti e introdusse un'innovazione cruciale: invece di basare il posizionamento esclusivamente sull'importo dell'offerta, Google integrò il tasso di clic (CTR) nel suo algoritmo di ranking. Questo punteggio di qualità consentiva agli annunci pertinenti su cui gli utenti cliccavano effettivamente di ottenere un posizionamento più alto rispetto agli annunci non pertinenti con offerte più elevate.
Ciò ha già segnato una sottile transizione dall'esplorazione allo sfruttamento. Con l'introduzione di metriche misurabili come il tasso di clic, il monitoraggio delle conversioni e il ritorno sull'investimento, il SEM è diventato sempre più una disciplina di ottimizzazione basata sui dati. La metà degli anni 2000 ha visto un rapido sviluppo delle funzionalità del SEM: opzioni di targeting migliorate basate su geografia e dati demografici, estensioni degli annunci, funzionalità di remarketing dal 2010 in poi e analisi sofisticate. Il SEM si è trasformato da mezzo sperimentale in un canale altamente efficiente con metriche di ROI chiare e pratiche standardizzate.
Social Media: la trasformazione da falò digitale a macchina pubblicitaria
I social media hanno seguito una traiettoria simile. Le loro radici risalgono alle prime comunità online come The WELL del 1985 e Bulletin Board Systems degli anni '80. Friendster, lanciato nel 2002, è stato quasi il precursore delle moderne piattaforme di social media, consentendo agli utenti di creare profili, condividere contenuti e connettersi con gli amici. MySpace è seguito nel 2003 ed è diventato la piattaforma dominante tra il 2005 e il 2008, in particolare tra gli amanti della musica grazie alla sua capacità di incorporare musica e video di YouTube nei profili.
LinkedIn è stato lanciato nel 2003 come network professionale con un forte focus business-to-business. Ma la vera svolta è stata Facebook, fondata nel 2004 da Mark Zuckerberg come network per gli studenti di Harvard. Dopo l'apertura al pubblico nel 2006, Facebook è cresciuto in modo esponenziale, raggiungendo i cinquanta milioni di utenti entro la fine dell'anno. Un mese dopo, nel novembre 2006, Facebook ha lanciato Ads e Mark Zuckerberg ha annunciato che Facebook Ads rappresentava un tipo di pubblicità online completamente nuovo: invece di spingere i media verso le persone, i professionisti del marketing sarebbero diventati parte integrante della conversazione utilizzando il social graph proprio come gli utenti stessi.
Twitter, fondato nel 2006, ha aggiunto la dimensione della comunicazione in tempo reale, consentendo ai brand di reagire rapidamente e mantenere la visibilità. YouTube, acquisito da Google nel 2006, ha trasformato il video in uno strumento di marketing fondamentale. Instagram è stato lanciato nel 2010 e ha spostato l'attenzione sullo storytelling visivo. All'inizio degli anni 2000, queste piattaforme hanno iniziato a integrare funzionalità pubblicitarie a pagamento: Facebook Ads nel 2007, Twitter Promoted Tweets nel 2010 e tutte le altre sono seguite con funzionalità di targeting mirato del pubblico.
Nelle sue fasi iniziali, all'incirca dal 2004 al 2010, il social media marketing era in gran parte sperimentale. Le aziende sperimentavano con post organici, cercavano di costruire community e imparavano a interagire con gli utenti in un dialogo bidirezionale. Non esistevano strategie consolidate, né metriche standardizzate, e si procedeva per tentativi ed errori. Marchi come Daniel Wellington utilizzavano influencer di Instagram per aumentare la visibilità dei prodotti e costruire la fiducia dei consumatori, mentre Sephora utilizzava filtri di realtà aumentata per le prove virtuali del trucco.
Tuttavia, con l'introduzione delle promozioni a pagamento e la maturazione delle piattaforme, il social media marketing ha subito una trasformazione fondamentale. Quella che un tempo era una community building organica è diventata una disciplina basata sui dati, con annunci dinamici, test A/B, analisi predittiva e contenuti personalizzati. Gli algoritmi delle piattaforme sono diventati sempre più opachi e hanno privilegiato i contenuti a pagamento rispetto alla portata organica, costringendo le aziende a destinare budget ai social media a pagamento. Il social media marketing ha superato il baratro ed è diventato mainstream, parte integrante di ogni strategia di marketing con KPI e aspettative di ROI chiari.
Realtà estesa (XR): la prossima ondata ai margini del mainstream
La Realtà Estesa (XR) comprende la Realtà Virtuale, la Realtà Aumentata e la Realtà Mista. Sebbene la storia della XR risalga agli anni '50 e '60 con i primi esperimenti di realtà virtuale, è stato solo nel 2010 che ha acquisito davvero slancio. Quell'anno, il diciottenne Palmer Luckey ha creato il prototipo del visore VR Oculus Rift, dotato di un rivoluzionario campo visivo di 90 gradi e sfruttando la potenza di elaborazione dei computer. Una campagna Kickstarter ha raccolto 2,4 milioni di dollari e l'azienda di Luckey, Oculus VR, è stata acquisita da Facebook nel 2014 per circa 2 miliardi di dollari.
Il 2014 è stato un anno particolarmente ricco di eventi per la realtà virtuale (XR): Sony e Samsung hanno annunciato i propri visori VR, Google ha lanciato Cardboard, un visore VR a basso costo per smartphone, e ha introdotto i Google Glass, occhiali AR che sovrapponevano informazioni digitali al mondo reale. La reazione dei consumatori ai Google Glass è stata tiepida, con gli utenti derisi come "occhiali buchi", ma le versioni aziendali si sono poi rivelate più efficaci. Microsoft ha lanciato il visore HoloLens nel 2016, introducendo il concetto di realtà mista, un'esperienza AR più interattiva. Nello stesso anno, Pokémon GO ha portato la realtà aumentata al grande pubblico e, entro la fine del 2016, centinaia di aziende stavano sviluppando esperienze VR e AR.
Il mercato della Realtà Aumentata (XR) ha raggiunto i 7,55 miliardi di dollari nel 2025 e si prevede che raggiungerà i 44,14 miliardi di dollari entro il 2030, con un tasso di crescita annuo composto (CAGR) del 42,36%. La proliferazione della Realtà Aumentata (XR) in vari settori, tra cui gaming, intrattenimento, sanità, istruzione, produzione e vendita al dettaglio, dimostra che la Realtà Aumentata non si limita più al gaming. In ambito sanitario, la Realtà Aumentata viene utilizzata per simulazioni chirurgiche e riabilitazione dei pazienti, mentre in ambito manifatturiero viene utilizzata per la progettazione e la formazione. Le aziende stanno adottando la tecnologia XR per il marketing, la progettazione e le dimostrazioni di prodotto, offrendo soluzioni convenienti e coinvolgenti.
Nonostante questa crescita, la tecnologia XR è ancora in una fase di adozione relativamente iniziale, oscillando tra esplorazione e sfruttamento iniziale. Gli elevati costi iniziali di hardware e software, le preoccupazioni sugli effetti sulla salute derivanti da un uso prolungato e le sfide tecniche come la mancanza di comfort, la durata della batteria e la qualità delle immagini rappresentano ostacoli significativi. La tecnologia XR non è ancora pienamente diffusa, ma i segnali indicano che è sulla buona strada per superare il divario, in particolare con l'integrazione delle reti 5G, che consentono bassa latenza e migliori esperienze utente.
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Dall'esperimento alla scalabilità: le regole del ciclo esplorazione-sfruttamento
E-commerce: l'evoluzione verso un'esperienza di acquisto senza soluzione di continuità
Anche l'e-commerce ha attraversato un ciclo simile. La storia dell'e-commerce inizia tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta con l'Electronic Data Interchange (EDI), che ha permesso alle aziende di scambiare documenti di vendita elettronicamente. Ma la vera svolta arrivò nel 1994 con l'avvento del World Wide Web e il lancio dei primi negozi online. Amazon ed eBay, entrambi fondati a metà degli anni Novanta, rivoluzionarono il modo in cui acquistiamo beni e gettarono le basi per l'e-commerce moderno.
Negli anni '90, l'e-commerce era un'attività puramente esplorativa. I primi negozi online erano rudimentali, la sicurezza dei pagamenti era discutibile e molti consumatori erano scettici nel rivelare i dati delle carte di credito online. I tassi di accettazione erano bassi e ci volle un notevole sforzo di persuasione per convincere gli utenti che lo shopping online fosse sicuro e conveniente. La bolla delle dot-com, scoppiata tra il 2000 e il 2002, rivelò i limiti delle aspettative esagerate e della mancanza di modelli di business sostenibili.
Ma dopo lo scoppio della bolla, l'e-commerce si è ripreso costantemente. Gli anni 2000 hanno visto la maturazione della tecnologia, l'introduzione dell'ottimizzazione dei motori di ricerca e della pubblicità pay-per-click, e l'arrivo delle tecnologie Web 2.0 che hanno reso possibili siti web più interattivi. I social media come Facebook e Twitter hanno ulteriormente trasformato il panorama. L'ascesa della tecnologia mobile ha avuto un impatto significativo sull'e-commerce; la proliferazione degli smartphone ha reso lo shopping online più comodo e i consumatori hanno potuto effettuare acquisti sempre e ovunque.
Le strategie multicanale si sono evolute in approcci omnicanale, in cui i rivenditori hanno cercato di offrire un'esperienza di marca coerente su diversi canali. Il termine "omnicanale" è stato coniato da Lesley Hand di IDC e descriveva una strategia che coordinava i canali online e offline per offrire ai clienti un'esperienza fluida. La gestione distribuita degli ordini è diventata mainstream nel 2005, quando Sterling Commerce ha acquisito Yantra e i rivenditori hanno iniziato a utilizzare i negozi fisici per l'evasione degli ordini.
L'ultima evoluzione è l'Unified Commerce, che va oltre l'omnicanalità. Mentre l'omnicanalità enfatizza il coordinamento dei canali, l'Unified Commerce si concentra sull'integrazione e l'unificazione di tutti i punti di contatto del retail. Si impegna a eliminare i confini convenzionali tra retail online e offline e a presentare una visione in cui l'esperienza del cliente non è solo fluida, ma anche unica e coerente su tutte le piattaforme. L'Unified Commerce integra non solo gli elementi rivolti al cliente, ma anche i sistemi e i processi sottostanti che alimentano l'ecosistema del retail, dalla gestione dell'inventario ai dati dei clienti.
Questa transizione dal multicanale all'omnicanale al commercio unificato riflette il classico passaggio dall'esplorazione allo sfruttamento. Il multicanale era sperimentale: le aziende sperimentavano canali diversi senza necessariamente integrarli. L'omnicanale era un tentativo di coordinare questi canali e offrire un'esperienza più coerente. Il commercio unificato rappresenta lo sfruttamento completo, in cui tutti i sistemi sono profondamente integrati, i dati sono condivisi in tempo reale e l'efficienza è massimizzata.
Adatto a:
La meccanica del cambiamento: esplorazione contro sfruttamento
Le dinamiche alla base di tutti questi sviluppi possono essere comprese attraverso la teoria dell'ambidestria e il concetto di esplorazione versus sfruttamento. Nel suo fondamentale articolo del 1991, James March definì l'esplorazione come la ricerca di nuove opportunità, la sperimentazione, l'assunzione di rischi e l'accettazione dell'incertezza, mentre lo sfruttamento significa il perfezionamento e l'ampliamento di competenze, tecnologie e paradigmi esistenti, con particolare attenzione all'efficienza, all'affidabilità e agli orizzonti temporali brevi.
Le organizzazioni e i mercati necessitano di entrambe le modalità. L'esplorazione è necessaria per rimanere competitivi nel lungo termine, scoprire nuove opportunità e generare innovazione. Lo sfruttamento è necessario per garantire rendimenti a breve termine, ottimizzare i processi e difendere la quota di mercato. Il dilemma centrale è che le due modalità sono spesso in conflitto: competono per le stesse risorse, richiedono strutture organizzative e culture diverse e i rendimenti differiscono fondamentalmente in termini di sicurezza, orizzonte temporale e certezza.
Il pericolo risiede nel fatto che i processi adattivi perfezionano lo sfruttamento più velocemente dell'esplorazione, che è efficace nel breve termine ma autodistruttiva nel lungo periodo. Le aziende che si concentrano esclusivamente sullo sfruttamento cadono nella trappola delle competenze e perdono l'occasione di cambiamenti dirompenti. Allo stesso tempo, le organizzazioni che si limitano all'esplorazione non potranno mai raccogliere i frutti delle loro innovazioni o stabilire modelli di business sostenibili.
La storia di Internet e dei suoi derivati tecnologici illustra perfettamente questo ciclo. Nella fase iniziale, l'esplorazione domina: i pionieri sperimentano, falliscono, imparano e iterano. I rendimenti sono incerti, gli orizzonti temporali sono lunghi e la distanza organizzativa tra azione e adozione è significativa. Innovatori e pionieri guidano lo sviluppo, spesso senza un'idea chiara di come si possa raggiungere la redditività.
Poi arriva il momento in cui l'innovazione supera il divario e raggiunge la maggioranza iniziale. Questo avviene in genere quando la tecnologia è sufficientemente matura da offrire soluzioni affidabili, quando è possibile dimostrare casi d'uso chiari e quando sono disponibili clienti di riferimento e storie di successo. Geoffrey Moore descrive come superare il divario possa essere raggiunto prendendo di mira innanzitutto una nicchia di mercato molto specifica all'interno della maggioranza iniziale per costruire una base clienti pragmatica e referenziata. La segmentazione è fondamentale: concentrare tutte le risorse di marketing su un segmento specifico alla volta e garantire la leadership di mercato all'interno di quel segmento prima di passare al successivo.
Con l'attraversamento del baratro, l'attenzione si sposta dall'esplorazione allo sfruttamento. La tecnologia diventa standardizzata, si affermano le best practice e la concorrenza si intensifica. Le aziende iniziano a dare priorità all'efficienza, alla riduzione dei costi e all'ottimizzazione dei processi. KPI misurabili come tassi di conversione, costi di acquisizione clienti, ritorno sulla spesa pubblicitaria e valore del ciclo di vita del cliente diventano le metriche dominanti. Il marketing si trasforma da un'attività creativa e sperimentale in una scienza basata sui dati.
L'ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO) si è evoluta da un keyword stuffing sperimentale e dalla manipolazione dei meta tag negli anni '90 a una disciplina altamente complessa con centinaia di fattori di ranking, algoritmi sofisticati e aggiornamenti costanti come Panda di Google nel 2011 e Penguin nel 2012, che penalizzavano i contenuti di bassa qualità e le pratiche manipolative di link building. La SEO moderna richiede conoscenze tecniche dell'architettura dei siti web, dell'indicizzazione mobile-first, dei core web vitals, dei dati strutturati, della ricerca semantica e della qualità dei contenuti. Oggi, la SEO è principalmente exploitation: ottimizzazione dei processi esistenti per massimizzare il traffico e le conversioni.
Il marketing sui motori di ricerca si è trasformato da rudimentale pubblicità pay-per-click in un sistema sofisticato con strategie di offerta automatizzate, ottimizzazioni basate sull'apprendimento automatico, opzioni di targeting avanzate basate su intenti, dispositivo, posizione, dati demografici e audience personalizzate, nonché dashboard di analisi integrate che misurano ogni aspetto delle prestazioni della campagna. Il SEM è diventato anche una disciplina di sfruttamento, focalizzata sulla massimizzazione del ROI, sull'ottimizzazione dei tassi di conversione e sull'efficienza dei costi.
Il social media marketing ha seguito lo stesso percorso. Quello che è iniziato come un community building organico si è evoluto in una disciplina altamente strategica che comprende pubblicità social a pagamento, collaborazioni con influencer, campagne di contenuti generati dagli utenti, social listening, analisi del sentiment e analisi complete. Le piattaforme stesse si sono trasformate da spazi aperti e sperimentali in ecosistemi chiusi con algoritmi proprietari che limitano la portata organica a favore dei contenuti a pagamento. Oggi, il social media marketing è un'attività di sfruttamento in cui i brand si rivolgono con precisione al pubblico, conducono test A/B, analizzano i dati sulle prestazioni e ottimizzano costantemente.
L'e-commerce si è evoluto da negozi online sperimentali a un ecosistema maturo con piattaforme standardizzate come Shopify, WooCommerce, Magento e BigCommerce. Il commercio unificato rappresenta l'apice di questo sviluppo: tutti i canali sono profondamente integrati, i dati fluiscono in tempo reale, la gestione dell'inventario è sincronizzata su tutti i punti di contatto e l'esperienza del cliente è coerente su tutte le piattaforme. L'e-commerce è una disciplina altamente ottimizzata e basata sui dati, che si concentra sull'ottimizzazione del tasso di conversione, sulla personalizzazione, sui motori di raccomandazione e su processi di pagamento fluidi.
La Realtà Estesa è ancora agli inizi, ma i modelli stanno diventando evidenti. Mentre la Realtà Estesa era sperimentale e di nicchia negli anni 2010, con costi elevati e applicazioni limitate, ora sta iniziando a diffondersi. Aziende come Microsoft, Meta, Apple e Google stanno investendo molto nella Realtà Estesa e i casi d'uso si stanno espandendo oltre il gaming e l'intrattenimento, estendendosi ad ambiti come la sanità, l'istruzione, la vendita al dettaglio e la produzione. Con hardware migliorato, costi ridotti e l'integrazione con altre tecnologie come il 5G e l'intelligenza artificiale, si prevede che la Realtà Estesa supererà il baratro e diventerà una tecnologia mainstream sempre più focalizzata sullo sfruttamento.
Questa trasformazione dall'esplorazione allo sfruttamento non è né positiva né negativa, ma inevitabile e necessaria. Senza esplorazione, non c'è innovazione, non ci sono nuovi mercati, non ci sono modelli di business dirompenti. Senza sfruttamento, non c'è redditività, non c'è scalabilità, non c'è creazione di valore sostenibile. La transizione segna la maturazione di una tecnologia e la sua integrazione nel tessuto economico e sociale.
Le conseguenze del predominio: concentrazione, commercializzazione e controllo.
Ma questa transizione ha implicazioni profonde. Quello che un tempo era uno spazio aperto e democratico per la sperimentazione e la creatività sta diventando un mercato dominato da pochi grandi attori. Le barriere all'ingresso stanno aumentando a causa della crescente complessità tecnica, dell'aumento dei costi pubblicitari e dei vantaggi degli effetti di rete e delle economie di scala di cui godono gli attori affermati. La diversità e la decentralizzazione degli inizi stanno cedendo il passo alla concentrazione e all'oligopolio.
Google domina la ricerca con oltre il 90% di quota di mercato in molti paesi e Google Ads rappresenta il 96% del fatturato aziendale. Facebook, Instagram, WhatsApp e altre piattaforme appartengono a Meta, che domina il mercato dei social media. Amazon controlla una quota significativa dell'e-commerce, in particolare negli Stati Uniti. Queste piattaforme dispongono di algoritmi proprietari, fattori di ranking poco trasparenti e il potere di controllare visibilità e portata, il che svantaggia i player più piccoli.
La teoria della mercificazione descrive come le tecnologie diventino beni di consumo nel tempo. Un prodotto o un servizio diventa una merce quando diventa intercambiabile, la differenziazione è minima e la concorrenza si basa principalmente sul prezzo. Nicholas Carr sosteneva nel suo influente articolo del 2003 su HBR, "IT Doesn't Matter", che l'IT stesso sarebbe diventato una merce e non avrebbe più potuto fungere da elemento di differenziazione strategica.
Sebbene questa affermazione sia controversa, evidenzia comunque una tendenza importante: molte tecnologie e servizi digitali sono diventati effettivamente una commodity. Il cloud computing, che era una novità e una sperimentazione nei primi anni 2000, è ora un servizio standardizzato con pochi fornitori dominanti come AWS, Microsoft Azure e Google Cloud. Entro il 2023, oltre il 90% delle organizzazioni in tutto il mondo aveva implementato tecnologie cloud, il tasso di adozione più elevato tra tutte le tecnologie emergenti.
Il ciclo di vita dall'innovazione alla commodity nella maggior parte dei mercati tecnologici tradizionali si sta riducendo rapidamente. La Legge di Moore e la legge dei rendimenti accelerati hanno portato a un ipercambiamento, il che significa che prodotti innovativi che in precedenza impiegavano anni per raggiungere lo status di commodity ora si trasformano in pochi mesi. L'intelligenza artificiale generativa per i consumatori, con il rilascio di ChatGPT 3.5 a novembre 2022, è passata quasi istantaneamente da una fase iniziale a una commodity, raggiungendo cento milioni di utenti in pochi mesi: il tasso di adozione più rapido di qualsiasi tecnologia.
Questa mercificazione presenta vantaggi e svantaggi. Da un lato, riduce i costi, aumenta l'accessibilità e consente a più persone e aziende di beneficiare delle tecnologie. Dall'altro, riduce le opportunità di differenziazione strategica, aumenta la pressione sui prezzi e concentra il potere nelle mani di pochi grandi fornitori. Diventa più difficile per le aziende più piccole e le startup differenziarsi e costruire un vantaggio competitivo sostenibile.
I vantaggi di essere un first mover giocano un ruolo cruciale in questo ciclo. Gli early adopter e i first mover godono di vantaggi unici: possono definire gli standard del settore, assicurarsi quote di mercato in tempi rapidi, costruire una solida brand awareness e fidelizzare i clienti, ottenere preziosi effetti di apprendimento e stringere partnership strategiche. Amazon, Google, Facebook e altri giganti hanno tratto enormi profitti dal loro status di first mover nei rispettivi settori.
Tuttavia, i vantaggi del primo arrivato non sono garantiti. Quasi la metà di tutti i primi arrivati fallisce, spesso perché valuta male la prontezza del mercato, non ha le risorse per mantenere la leadership o perché i successori imparano dagli errori dei pionieri e sviluppano prodotti migliori. La chiave è l'esecuzione: i primi arrivati che costruiscono infrastrutture solide, stringono partnership strategiche e iterano rapidamente sulla base del feedback del mercato sono ben posizionati per assicurarsi vantaggi competitivi a lungo termine.
La diffusione della teoria dell'innovazione sottolinea anche l'importanza del contesto sociale. Le innovazioni non si diffondono automaticamente; richiedono canali di comunicazione, social network e la creazione di fiducia. Influencer e opinion leader svolgono un ruolo fondamentale nel legittimare e normalizzare le innovazioni. Gli early adopter fungono da ponte tra gli innovatori e la maggioranza iniziale, fornendo testimonianze, dimostrando casi d'uso e mitigando i rischi.
Il concetto di "Crossing-the-Chasm" di Geoffrey Moore evidenzia che la transizione dagli early adopter alla prima maggioranza richiede un cambiamento radicale nella strategia. I messaggi visionari che attraggono gli early adopter non funzionano per i pragmatici. La prima maggioranza necessita di soluzioni di prodotto complete, chiare referenze dei clienti, infrastrutture affidabili e un ROI comprovato. Le aziende devono adattare il loro posizionamento, la comunicazione, le strategie di vendita e le roadmap di prodotto per soddisfare queste diverse esigenze.
L'ambidestria organizzativa descrive la capacità di un'azienda di perseguire simultaneamente sia l'esplorazione che lo sfruttamento. Tushman e O'Reilly sostengono che le organizzazioni ambidestre di successo utilizzano la separazione strutturale: unità dedicate all'esplorazione e allo sfruttamento con processi, culture e incentivi distinti. Le unità di esplorazione sono flessibili, sperimentali e hanno orizzonti a lungo termine. Le unità di sfruttamento sono efficienti, disciplinate e hanno orizzonti a breve termine.
L'ambidestria contestuale consente agli individui di alternare tra esplorazione e sfruttamento, spesso supportata da strutture di lavoro flessibili come il famoso orario del 20% di Google, che consente ai dipendenti di lavorare sui propri progetti. Tuttavia, questi approcci non sono facili da implementare. Le qualità che rendono le organizzazioni degli sfruttatori efficaci sono fondamentalmente diverse da quelle che consentono un'esplorazione efficace. L'esplorazione richiede creatività, propensione al rischio, tolleranza per l'ambiguità e una prospettiva a lungo termine. Lo sfruttamento richiede efficienza, disciplina, orientamento al processo e un focus sui risultati a breve termine.
Combinare esplorazione e sfruttamento all'interno della stessa organizzazione è spesso molto difficile, perché gli esploratori mirano in ultima analisi a rendere obsoleto il lavoro degli sfruttatori. Ciò crea tensioni e conflitti intrinseci su risorse, priorità e direzione strategica. Le organizzazioni ambidestre di successo necessitano di una leadership forte in grado di gestire queste tensioni, di chiare strutture di governance per l'allocazione delle risorse e la risoluzione dei conflitti e di una cultura che valorizzi sia l'esplorazione che lo sfruttamento.
Internet e la sua progenie tecnologica hanno attraversato questo ciclo. Agli albori, dominavano l'esplorazione e il pensiero sperimentale. Pionieri come Tim Berners-Lee, Jeff Bezos, Larry Page, Sergey Brin, Mark Zuckerberg e innumerevoli altri crearono nuovi paradigmi, testarono ipotesi e iterarono rapidamente. L'atmosfera era caratterizzata da apertura, decentralizzazione e partecipazione democratica. Internet era visto come un mezzo trasformativo che avrebbe dissolto le gerarchie, democratizzato la conoscenza e reso possibili nuove forme di collaborazione.
Nel tempo, con l'aumento della commercializzazione, l'attenzione si è spostata sullo sfruttamento. Le aziende hanno ottimizzato i loro processi, le piattaforme hanno sviluppato algoritmi proprietari e la concorrenza si è intensificata. Le metriche sono diventate più granulari, le analisi più approfondite e le ottimizzazioni più continue. Il marketing si è trasformato da un'arte creativa in una scienza basata sui dati, incorporando l'ottimizzazione del tasso di conversione, i test A/B, i test multivariati, le mappe di calore, la mappatura del percorso utente, la modellazione dell'attribuzione, l'analisi predittiva e l'apprendimento automatico.
Questo approccio orientato allo sfruttamento ha indubbiamente portato a enormi guadagni in termini di efficienza. I tassi di conversione sono aumentati, i costi di acquisizione clienti sono diminuiti e il ROI è migliorato. Le aziende sono state in grado di misurare con precisione quali canali, campagne e tattiche hanno prodotto i risultati migliori e di allocare le risorse di conseguenza. Secondo VentureBeat, il ROI mediano degli strumenti di ottimizzazione del tasso di conversione è superiore al 200%, a dimostrazione dell'efficacia di questi approcci.
Tuttavia, questa forte attenzione allo sfruttamento comporta anche dei rischi. Le aziende possono cadere in trappole di competenze, ottimizzando competenze e processi esistenti a tal punto da diventare incapaci di riconoscere o rispondere ai cambiamenti dirompenti. March ha avvertito che i processi adattivi tendono ad affinare lo sfruttamento più velocemente dell'esplorazione, che è efficace nel breve termine ma autodistruttiva nel lungo periodo. Le organizzazioni che si limitano allo sfruttamento perdono l'opportunità di sfruttare le nuove tecnologie, le mutevoli preferenze dei clienti e i modelli di business emergenti.
Il predominio di poche grandi piattaforme ha trasformato Internet da una rete aperta e decentralizzata in un ecosistema controllato da gatekeeper. Google determina quali siti web compaiono nei risultati di ricerca. Facebook e Instagram determinano quali contenuti vengono visualizzati dagli utenti. Amazon determina quali prodotti vengono visualizzati in modo più evidente. Queste piattaforme sfruttano il loro potere per dare priorità ai propri interessi, spesso a scapito dei player più piccoli. Le barriere all'ingresso sono aumentate, la portata organica è diminuita e le promozioni a pagamento sono diventate praticamente obbligatorie.
La critica di Shoshana Zuboff al capitalismo della sorveglianza sostiene che il modello di business di queste piattaforme si basa sulla massiccia raccolta, analisi e monetizzazione di dati personali. Gli utenti non sono clienti, ma prodotti la cui attenzione e i cui dati vengono venduti agli inserzionisti. Gli algoritmi sono ottimizzati per massimizzare il coinvolgimento, spesso a scapito della qualità delle informazioni, del benessere mentale e della coesione sociale. Le conseguenze includono disinformazione, polarizzazione, comportamenti di dipendenza e una diminuzione della fiducia nelle istituzioni.
Le normative GDPR in Europa e iniziative simili in tutto il mondo tentano di arginare alcuni di questi eccessi e di dare agli utenti un maggiore controllo sui propri dati. Tuttavia, la dinamica fondamentale rimane: le piattaforme dominanti esercitano un potere enorme e la concorrenza è limitata. La visione originaria di un'Internet aperta e democratica ha lasciato il posto a una realtà in cui poche aziende controllano l'infrastruttura digitale.
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L'intelligenza artificiale ripeterà il destino dei suoi predecessori?
La domanda è se questo ciclo sia inevitabile o se siano possibili percorsi alternativi. Tecnologie e mercati potrebbero essere progettati per consentire periodi di esplorazione più lunghi senza portare inevitabilmente a sfruttamento e concentrazione? I movimenti open source, le tecnologie decentralizzate come la blockchain e i social media federati, e gli interventi normativi come le misure antitrust tentano di offrire alternative.
Ma gli incentivi economici e le dinamiche di mercato sono potenti. Gli effetti di rete favoriscono le grandi piattaforme: più utenti ha una piattaforma, più valore acquisisce per ogni singolo utente, dando vita a mercati in cui il vincitore prende tutto. Le economie di scala nelle infrastrutture, nell'analisi dei dati e nello sviluppo di algoritmi avvantaggiano le grandi aziende con disponibilità finanziarie elevate. I costi di passaggio e gli effetti di lock-in rendono difficile per gli utenti passare ad alternative.
La mercificazione di molte tecnologie digitali intensifica queste dinamiche. Quando le tecnologie diventano commodity, le aziende non si differenziano più per la superiorità tecnologica, ma piuttosto per gli effetti di rete, il potere del marchio e l'integrazione dell'ecosistema. Questo concentra ulteriormente il potere nelle mani di attori affermati.
Il ruolo della regolamentazione sta diventando sempre più cruciale. L'UE ha adottato misure con il Digital Markets Act e il Digital Services Act per limitare il potere delle grandi piattaforme, promuovere la concorrenza e tutelare i diritti degli utenti. Gli Stati Uniti stanno discutendo misure simili, sebbene il panorama politico sia più frammentato. L'efficacia di queste normative resta da verificare, ma segnalano una crescente consapevolezza del fatto che i mercati non regolamentati possono portare a concentrazioni e abusi.
Il futuro delle tecnologie digitali sarà probabilmente plasmato da diverse forze contrapposte. Da un lato, le piattaforme esistenti continueranno a dominare, intensificando lo sfruttamento e approfondindo i propri ecosistemi. Dall'altro, nuove tecnologie come l'intelligenza artificiale, il calcolo quantistico, il Web3 e i protocolli decentralizzati apriranno nuove strade da esplorare. La domanda è se queste nuove tecnologie abbiano il potenziale per sconvolgere le strutture di potere esistenti o se alla fine saranno assorbite e cooptate dagli attori consolidati.
L'IA generativa ne è un esempio attuale. Con il lancio di ChatGPT alla fine del 2022, abbiamo vissuto una fase di esplorazione esplosiva. Centinaia di startup sono nate, milioni di utenti hanno sperimentato le nuove funzionalità e sono stati testati innumerevoli casi d'uso. Tuttavia, nel giro di pochi mesi, è iniziato il processo di consolidamento: grandi aziende tecnologiche come Google, Microsoft e Meta hanno lanciato i propri modelli, investito massicciamente in infrastrutture e ricerca e iniziato a integrare l'IA nei loro prodotti esistenti.
Il mercato dell'IA mostra segni di rapida transizione dall'esplorazione allo sfruttamento e potenzialmente direttamente all'oligopolio, proprio come nel cloud IaaS e negli LLM aziendali. Le barriere all'ingresso sono elevate a causa della potenza di calcolo, dei volumi di dati e delle competenze richieste. Le grandi aziende hanno un vantaggio strutturale in questo ambito. La promessa democratica originaria dell'IA – che tutti avrebbero avuto accesso a capacità trasformative – rischia di diventare realtà laddove poche aziende controllano l'infrastruttura di IA e gli operatori più piccoli dipendono dalle loro API e licenze.
Adatto a:
- "Le PMI tedesche vogliono tornare al successo con marketing e intelligenza artificiale" o autoinganno strategico?
Il ciclo eterno e l'anima perduta del digitale
La lezione che si può trarre dalla storia di Internet e dalla sua discendenza tecnologica è chiara: la transizione dall'esplorazione allo sfruttamento è inevitabile, e con essa si verificano cambiamenti fondamentali nella struttura del mercato, nelle dinamiche di potere e nell'accesso. Ciò che inizia come uno spazio aperto e sperimentale diventa un sistema ottimizzato e controllato. I pionieri dell'esplorazione vengono sostituiti dai profittatori dello sfruttamento, o si trasformano essi stessi in questi ultimi.
Questa dinamica non è intrinsecamente negativa. Lo sfruttamento porta efficienza, affidabilità e scalabilità. Consente alle tecnologie di passare da mercati di nicchia all'adozione di massa e di creare un valore economico e sociale diffuso. Tuttavia, spesso va di pari passo con la concentrazione, la centralizzazione del potere e una perdita di diversità e apertura.
La sfida centrale risiede nell'individuazione di meccanismi che consentano un equilibrio sostenibile tra esplorazione e sfruttamento. A livello aziendale, ciò significa organizzazioni ambidestre in grado di esplorare e sfruttare senza che l'una soffochi l'altra. A livello di mercato, ciò significa normative che promuovano la concorrenza, impediscano il lock-in e riducano le barriere all'ingresso. A livello sociale, ciò significa un esame critico delle implicazioni delle tecnologie digitali per il potere, la giustizia e la democrazia.
Internet non è morto, ma la sua anima sovversiva ed esplorativa è stata addomesticata. SEO, SEM, social media, realtà estesa, e-commerce e tutti gli altri strumenti e piattaforme digitali che un tempo erano esperimenti radicali sono ora pratiche di sfruttamento standardizzate. Questo è il naturale ciclo di vita dell'innovazione, ma solleva la questione di dove emergerà la prossima ondata di innovazione esplorativa e se possiamo imparare da essa per evitare gli errori del passato.
La storia dimostra che ogni generazione tecnologica attraversa lo stesso ciclo. Telegrafia, telefonia, radio, televisione, personal computing, mobile computing e ora l'intelligenza artificiale hanno tutti seguito lo schema dell'esplorazione e dello sfruttamento, dell'innovazione aperta e della commercializzazione controllata. La domanda non è se questo ciclo tornerà, ma come possiamo plasmarlo per massimizzare i vantaggi di entrambe le modalità e minimizzarne gli svantaggi.
In un mondo sempre più digitale, in cui la tecnologia permea ogni aspetto della nostra vita, comprendere queste dinamiche non è solo interessante dal punto di vista accademico, ma anche esistenzialmente importante. Le decisioni che prendiamo oggi in materia di regolamentazione, concorrenza, privacy dei dati e architetture tecnologiche plasmeranno il panorama digitale per le generazioni a venire. La lezione della storia di Internet è che l'esplorazione è preziosa e fragile, e che dobbiamo compiere sforzi consapevoli per preservare spazi di sperimentazione, diversità e innovazione, anche se le forze economiche spingono incessantemente verso lo sfruttamento e la concentrazione.
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Supporto B2B e SaaS per SEO e GEO (ricerca AI) combinati: la soluzione all-in-one per le aziende B2B

Supporto B2B e SaaS per SEO e GEO (ricerca AI) combinati: la soluzione all-in-one per le aziende B2B - Immagine: Xpert.Digital
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Il panorama digitale per le aziende B2B sta subendo rapidi cambiamenti. Grazie all'intelligenza artificiale, le regole della visibilità online vengono riscritte. Per le aziende, essere visibili sul web è sempre stata una sfida, non solo per le masse, ma anche per i decisori più competenti. Le strategie SEO tradizionali e la gestione della presenza locale (geomarketing) sono complesse, richiedono molto tempo e spesso rappresentano una lotta contro algoritmi in continua evoluzione e una concorrenza agguerrita.
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