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Intelligenza artificiale nel giornalismo: la trasformazione radicale di Axel Springer – ChatGPT prima di Google

Intelligenza artificiale nel giornalismo: la trasformazione radicale di Axel Springer – ChatGPT prima di Google

Intelligenza artificiale nel giornalismo: la trasformazione radicale di Axel Springer – ChatGPT prima di Google – Immagine: Xpert.Digital

Robot al posto dei giornalisti? Axel Springer vuole reinventare il giornalismo: ecco il piano.

###Springer costringe i suoi giornalisti a usare l'intelligenza artificiale radicale ### Perdita di posti di lavoro a causa dell'intelligenza artificiale: perché la paura si diffonde in Axel Springer ### "Fenice o solo cenere": il CEO di Springer rischia tutto con la scommessa sull'intelligenza artificiale radicale ### Autori sbagliati, testi imperfetti: l'esperimento di intelligenza artificiale di Springer provoca i primi scandali ###

Il terremoto di Springer: come la strategia di intelligenza artificiale di un gigante dei media ci riguarda tutti

Un'onda d'urto sta scuotendo il panorama mediatico tedesco: la più grande casa editrice europea, Axel Springer, sta attraversando una radicale trasformazione e sta abbracciando pienamente l'intelligenza artificiale. Guidata dalla visione del CEO Mathias Döpfner, che vuole far risorgere il giornalismo come una fenice dalle sue ceneri, l'intelligenza artificiale sta diventando la priorità assoluta. Con una strategia "AI first" senza precedenti, i giornalisti di marchi premium come Welt, Politico e Business Insider vengono ora incaricati di utilizzare ChatGPT come strumento principale per la ricerca e l'ideazione, persino prima di Google. Ogni contenuto verrà elaborato tramite un prototipo di intelligenza artificiale e ogni attività di routine verrà automatizzata.

Ma questa mossa aggressiva ha un rovescio della medaglia: nelle redazioni prevale un clima generale di "tocco del fondo". I dipendenti temono per il proprio posto di lavoro, mentre l'azienda comunica apertamente che l'intelligenza artificiale sostituirà i ruoli umani, consentendo risparmi milionari. I primi contrattempi, come articoli generati dall'intelligenza artificiale da autori inesistenti e le aspre critiche dell'Associazione dei giornalisti tedeschi, che mette in guardia contro "l'intelligenza artificiale come killer di posti di lavoro" e "giornalismo robotico", gettano un'ombra sull'ambizioso progetto. Gli sviluppi di Axel Springer sono più di una semplice ristrutturazione interna: rappresentano un esperimento rivoluzionario che solleva interrogativi fondamentali sul futuro della qualità giornalistica, dell'etica e del ruolo degli esseri umani nella produzione di notizie, mettendo sotto pressione l'intero settore.

Perché Axel Springer investe così tanto nell'intelligenza artificiale?

La decisione di Axel Springer di integrare l'intelligenza artificiale in modo completo nei suoi processi giornalistici nasce da una chiara strategia aziendale. Il CEO Mathias Döpfner ha annunciato nel 2025 l'ambizioso obiettivo di raddoppiare il valore dell'azienda entro cinque anni. Questo obiettivo richiede cambiamenti radicali nei flussi di lavoro e nei modelli di business del gruppo media.

Döpfner vede la rivoluzione dell'intelligenza artificiale come un'opportunità storica e la paragona ai precedenti sconvolgimenti tecnologici: "Il digitale è la nuova carta stampata. L'intelligenza artificiale è il nuovo digitale". A suo avviso, siamo a un punto in cui le aziende mediatiche devono decidere: possono abbracciare la tecnologia e trarne profitto, oppure esserne sopraffatte. "Se lo facciamo bene, il giornalismo risorgerà come una fenice dalle sue ceneri. Se difendiamo le vecchie strutture, presto resteranno solo le ceneri".

La decisione strategica di adottare l'intelligenza artificiale si basa anche su considerazioni economiche. Axel Springer prevede significativi risparmi sui costi e un aumento della produttività grazie all'automazione delle attività di routine. I piani di riduzione dei costi, già annunciati nel 2023, mirano a risparmiare circa 100 milioni di euro entro il 2025, con l'intelligenza artificiale che svolge un ruolo centrale in questa riduzione dei costi.

Cosa intende fare esattamente Claudius Senst con il cosiddetto Gruppo Premium?

Claudius Senst, membro del consiglio di amministrazione di Springer e CEO del neonato "Premium Group", ha annunciato un "nuovo capitolo" per l'azienda in un'e-mail interna. Il Premium Group comprende i prestigiosi marchi Politico, Business Insider e Welt, che ora opereranno sotto un unico ombrello.

Il piano in cinque punti di Senst è radicale e di vasta portata. Obbliga tutti i redattori del gruppo premium a utilizzare ChatGPT come "standard per la ricerca, il brainstorming e le risposte rapide". I motori di ricerca come Google dovrebbero essere utilizzati solo se i risultati di ChatGPT non sono convincenti. Questa inversione delle pratiche di ricerca convenzionali rappresenta un cambiamento fondamentale nel lavoro giornalistico.

Particolarmente degno di nota è il requisito che prevede la creazione di un prototipo di intelligenza artificiale per ogni articolo, documento, concept e presentazione. "Ogni attività di routine" deve essere automatizzata e tutti i contenuti creati devono essere sottoposti a revisione da parte dell'intelligenza artificiale. Senst sottolinea: "Sono i nostri contenuti. È il nostro lavoro", per chiarire che la responsabilità umana per i contenuti rimane invariata.

Questa strategia "AI first" implica che l'intelligenza artificiale debba essere al centro di tutti i processi lavorativi. I dipendenti non devono giustificare l'utilizzo dell'IA, ma certamente lo devono fare se scelgono di non utilizzarla. Questa inversione dell'onere della prova illustra la natura radicale del cambiamento in Axel Springer.

Come stanno reagendo i dipendenti a questi cambiamenti drastici?

Le reazioni del personale all'iniziativa sull'intelligenza artificiale sono prevalentemente critiche e caratterizzate dall'incertezza. I reportage descrivono il clima nelle redazioni come "al minimo storico". Molti giornalisti temono per il loro posto di lavoro e sono già alla ricerca di nuove opportunità di carriera.

Le preoccupazioni dei dipendenti non sono infondate. Axel Springer ha annunciato tagli di posti di lavoro più volte dal 2023, citando esplicitamente l'intelligenza artificiale come sostituto del lavoro umano. In un'e-mail interna si leggeva: "Purtroppo, questo significa anche che dovremo separarci dai colleghi le cui mansioni vengono sostituite dall'intelligenza artificiale e/o dai processi del mondo digitale". Tra le aree particolarmente colpite figurano l'impaginazione, la correzione di bozze, il fotoritocco e le attività amministrative.

Presso Politico, uno dei media appartenenti al gruppo Premium, le tensioni sono già sfociate in una controversia legale. La PEN Guild accusa l'azienda di aver violato gli accordi contrattuali relativi all'uso dell'intelligenza artificiale. I membri del sindacato criticano il fatto che i contenuti generati dall'intelligenza artificiale siano stati pubblicati senza un'adeguata supervisione umana, violando così gli standard giornalistici.

Anche i problemi tecnici sono in aumento. Business Insider ha dovuto ritrattare gli articoli dopo che è emerso che un presunto autore di nome "Margaux Blanchard" apparentemente non esisteva e che i testi erano stati generati dall'intelligenza artificiale. Tali incidenti stanno aumentando lo scetticismo dei dipendenti nei confronti della strategia di intelligenza artificiale dell'azienda.

Quale posizione assume l'Associazione dei giornalisti tedeschi?

L'Associazione dei giornalisti tedeschi (DJV) ha preso una posizione ferma contro la strategia di Axel Springer in materia di intelligenza artificiale. Il presidente federale Mika Beuster mette in guardia contro l'intelligenza artificiale, che non solo minaccia posti di lavoro, ma mina anche la fiducia nel giornalismo.

"Il giornalismo di qualità prospera grazie alla ricerca umana. L'intelligenza artificiale generativa, che si limita a rigurgitare ciò che è già stato pensato e detto, non può creare nuove prospettive", spiega Beuster. Vede "un forte sospetto che l'intelligenza artificiale venga utilizzata da Axel Springer non per supportare, ma per sostituire il lavoro giornalistico. Questo non deve diventare un modello per altre aziende mediatiche".

L'Associazione dei giornalisti tedeschi (DJV) teme che lettori e inserzionisti non saranno disposti a "spendere soldi per il giornalismo robotico". I potenziali risparmi sui costi derivanti dalla riduzione del personale verrebbero vanificati dal crollo dei ricavi. Questo avvertimento non è infondato: gli studi dimostrano che i consumatori sono particolarmente scettici nei confronti dei contenuti generati dall'intelligenza artificiale quando si tratta di argomenti politici.

L'associazione, invece, chiede un uso responsabile dell'IA, limitato alle funzioni di supporto. "Quando si tratta di analizzare enormi quantità di dati, ad esempio, l'IA è un valido aiuto per le redazioni". Tuttavia, il lavoro giornalistico fondamentale deve continuare a essere svolto da professionisti dei media qualificati e formati.

Cosa significa questo sviluppo per l'industria dei media nel suo complesso?

La strategia radicale di intelligenza artificiale di Axel Springer sta sconvolgendo l'intero panorama mediatico tedesco. In qualità di maggiore editore europeo con marchi prestigiosi come Bild, Welt, Politico e Business Insider, Springer sta assumendo un ruolo pionieristico che sta mettendo sotto pressione altre aziende mediatiche.

Gli esperti del settore mettono in guardia dai rischi di un'eccessiva dipendenza da singole aziende di intelligenza artificiale come OpenAI. L'attuale collaborazione tra Axel Springer e OpenAI, che integra i contenuti di Springer in ChatGPT, illustra la crescente interconnessione tra aziende mediatiche e aziende tecnologiche. Secondo quanto riferito, OpenAI paga decine di milioni di euro in diritti di licenza per questo.

La trasformazione di Springer riflette una tendenza più ampia, in cui le aziende tecnologiche stanno acquisendo sempre più influenza sulle aziende mediatiche tradizionali. I critici si riferiscono già a Mathias Döpfner non come a un CEO del settore media, ma come a un CEO del settore tecnologico. I suoi stretti rapporti con personaggi della Silicon Valley come Peter Thiel, Alex Karp ed Elon Musk sottolineano questo sviluppo.

Ciò presenta nuove sfide per le aziende mediatiche più piccole, che devono decidere se seguire il modello Springer o trovare la propria strada. Uno studio dell'Association of Free Press mostra che l'85% delle aziende mediatiche intervistate prevede già di aumentare i propri ricavi grazie all'intelligenza artificiale.

 

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Ibrido invece di “AI first”: come i media possono usare l’intelligenza artificiale in modo responsabile

Quali problemi etici e giornalistici derivano dall'uso dell'intelligenza artificiale nel giornalismo?

L'uso massiccio dell'intelligenza artificiale presso Axel Springer solleva interrogativi fondamentali sull'etica giornalistica. Gli esperti mettono in guardia dal fenomeno dell'"allucinazione", in cui i sistemi di intelligenza artificiale presentano informazioni false come fatti. Questo pericolo è particolarmente problematico nel giornalismo, dove la credibilità è fondamentale.

Un esempio concreto è stato il quotidiano Bild, che ha pubblicato un articolo su un presunto bug in un casinò in Svizzera, contenente numerosi errori e apparentemente in parte generato dall'intelligenza artificiale. Incidenti di questo tipo minano la fiducia dei lettori e possono danneggiare l'intero settore a lungo termine.

Anche la questione della trasparenza è fondamentale. Mentre Axel Springer sottolinea che i contenuti di intelligenza artificiale non dovrebbero essere etichettati come tali – "Non diremmo mai che questo articolo è stato realizzato con l'aiuto dell'intelligenza artificiale" – gli esperti chiedono un'etichettatura obbligatoria per tutti i contenuti multimediali non creati da esseri umani. Il regolamento europeo sull'intelligenza artificiale richiede già l'etichettatura dei contenuti generati sinteticamente.

Un altro problema etico riguarda la manipolazione e l'influenza. I sistemi di intelligenza artificiale possono essere utilizzati deliberatamente per diffondere disinformazione e sta diventando sempre più difficile distinguere la comunicazione umana autentica dai contenuti generati dall'intelligenza artificiale. Ciò mette a repentaglio la formazione democratica dell'opinione pubblica, che dipende da informazioni affidabili.

Anche la qualità del giornalismo è in gioco. Sebbene l'intelligenza artificiale possa aggregare e sintetizzare le informazioni esistenti, non può sviluppare nuove prospettive o condurre ricerche investigative. Queste capacità creative e analitiche rimangono appannaggio dei giornalisti umani e sono essenziali per un giornalismo di alta qualità.

Come valutano gli esperti dei media gli effetti a lungo termine?

Gli esperti di media sono divisi sull'impatto a lungo termine della rivoluzione dell'intelligenza artificiale sul giornalismo. Mentre alcuni accolgono con favore i guadagni in termini di efficienza, altri mettono in guardia dai rischi per la qualità e la diversità del giornalismo.

La professoressa Jessica Heesen dell'Università di Tubinga sottolinea il pericolo per la comunicazione democratica: "Se perdiamo fondamentalmente la fiducia nella comunicazione mediatica, perché non possiamo più sapere se un testo è stato scritto da un essere umano o da un'intelligenza artificiale, allora questo rappresenta un duro colpo per la nostra società democratica".

La scienziata della comunicazione Theresa Körner sottolinea il timore diffuso tra i lettori di essere manipolati dall'intelligenza artificiale. Questo scetticismo potrebbe trasformarsi in una perdita di fiducia nei media se l'uso dell'intelligenza artificiale non fosse trasparente e responsabile.

D'altro canto, i sostenitori vedono nell'IA un'opportunità per rivitalizzare il giornalismo. Mathias Döpfner sostiene che l'IA potrebbe liberare i giornalisti dai compiti di routine e consentire loro di concentrarsi sulle loro competenze chiave: "Ricerca approfondita, domande insistenti, rivelazioni investigative, commenti perspicaci. Solo gli esseri umani possono fare tutto questo".

La Fondazione Otto Brenner avverte, tuttavia, che l'informazione sull'IA è dominata da prospettive economiche, mentre le conseguenze sociali e societarie ricevono troppo poca attenzione. Questa focalizzazione unilaterale potrebbe portare a una distorsione del dibattito pubblico.

Quali sono le sfide tecniche e legali?

L'implementazione dell'intelligenza artificiale nel giornalismo presenta notevoli sfide tecniche e legali. La protezione dei dati è fondamentale: quando i giornalisti inseriscono informazioni sensibili nei sistemi di intelligenza artificiale, sussiste il rischio di fughe di dati o di un utilizzo non autorizzato.

I contenuti generati dall'intelligenza artificiale stanno spingendo il diritto d'autore e i diritti della personalità in zone grigie dal punto di vista legale. Chi è responsabile di errori o disinformazione negli articoli generati dall'intelligenza artificiale? Il professor Matthias Kettemann sottolinea che anche il mezzo editoriale si assume la responsabilità dei contenuti generati dall'intelligenza artificiale. Ciò richiede un'attenta consulenza legale e chiare linee guida interne.

Il controllo qualità presenta un'altra sfida tecnica. I sistemi di intelligenza artificiale sono soggetti a errori, distorsioni e allucinazioni. Un bizzarro esempio australiano ne illustra i limiti: il sistema di intelligenza artificiale di un supermercato suggeriva ricette contenenti carne umana o persino miscele chimiche letali. Casi estremi come questi dimostrano perché la supervisione umana sia indispensabile.

Il consumo energetico dei sistemi di intelligenza artificiale solleva ulteriori preoccupazioni ambientali. L'elevato consumo di elettricità per l'addestramento e il funzionamento dei modelli di intelligenza artificiale è in contraddizione con gli obiettivi di sostenibilità. Le aziende del settore media devono valutare le possibilità tecnologiche in relazione alla responsabilità ambientale.

Esistono alternative valide al modello di Axel Springer?

Mentre Axel Springer persegue una strategia radicale "AI first", altre aziende mediatiche adottano un approccio più cauto. La Radiotelevisione Svizzera (SRF), ad esempio, utilizza principalmente l'intelligenza artificiale come strumento di supporto, ma sottolinea che vengono pubblicati solo contenuti "creati dall'uomo".

La giornalista Ramona Arzberger della rivista inclusiva "andererseits" sottolinea il potenziale dell'intelligenza artificiale per l'accessibilità. L'intelligenza artificiale può aiutare a tradurre i contenuti in un linguaggio semplice o a trasferirli in diversi formati. Questo dimostra come l'intelligenza artificiale possa essere utilizzata specificamente per scopi socialmente rilevanti senza sostituire il lavoro giornalistico di base.

Molte aziende mediatiche stanno perseguendo una strategia ibrida, utilizzando l'intelligenza artificiale per compiti specifici come l'analisi dei dati, le traduzioni o le previsioni meteorologiche, mentre il lavoro giornalistico complesso continua a essere svolto da esseri umani. Questo approccio più equilibrato potrebbe rivelarsi più efficace nel lungo periodo rispetto all'approccio radicale di Axel Springer.

L'Associazione dei Giornalisti Tedeschi (DJV) promuove tali approcci differenziati e sostiene lo sviluppo di certificazioni per i sistemi di intelligenza artificiale in ambito giornalistico. L'obiettivo è stabilire standard per un uso responsabile dell'intelligenza artificiale.

Come potrebbe essere il futuro del giornalismo basato sull'intelligenza artificiale?

Lo sviluppo del giornalismo basato sull'intelligenza artificiale è ancora agli inizi e dipenderà in modo significativo dalla prevalenza di approcci radicali come quelli implementati da Axel Springer o dalla prevalenza di modelli più misurati. Mathias Döpfner paragona la situazione attuale a un'"ondata tecnologica mostruosa" che distruggerà le case editrici o porterà il giornalismo a un livello completamente nuovo.

È probabile che si verifichi una differenziazione tra i vari ambiti giornalistici. Compiti di routine come le notizie di borsa, i risultati sportivi o i bollettini meteorologici diventeranno sempre più automatizzati. La ricerca investigativa complessa, la formazione dell'opinione pubblica e l'analisi degli sviluppi sociali, tuttavia, rimarranno appannaggio dei giornalisti umani.

La personalizzazione dei contenuti mediatici tramite l'intelligenza artificiale potrebbe effettivamente aprire la strada a nuovi modelli di business. Döpfner vede in questo possibilità "incredibilmente interessanti": "In teoria, è possibile adattare i prodotti mediatici agli interessi di ogni individuo". Questo potrebbe aiutare le aziende del settore a riacquistare rilevanza e ad avere maggiore successo economico.

Gli sviluppi normativi definiranno in modo significativo il quadro normativo per l'IA nel giornalismo. Il regolamento europeo sull'IA richiede già trasparenza nell'uso dei sistemi di IA. Sono previste ulteriori normative sui requisiti di etichettatura e sugli standard di qualità.

L'accettazione sociale determinerà in ultima analisi quale forma di giornalismo basato sull'intelligenza artificiale prevarrà. Gli studi dimostrano che le persone sostengono l'intelligenza artificiale come strumento per i giornalisti, ma sono scettiche nei confronti dei contenuti completamente automatizzati. Le aziende mediatiche dovranno adattare le loro strategie di conseguenza.

Cosa significa questo per il futuro della democrazia e della formazione dell'opinione?

La massiccia integrazione dell'intelligenza artificiale nel giornalismo ha implicazioni di vasta portata per la società democratica. Il giornalismo svolge un ruolo centrale nel plasmare l'opinione pubblica e nel favorire la partecipazione politica dei cittadini. Se questo compito viene sempre più affidato agli algoritmi, emergono nuovi rischi per la cultura democratica.

Il rischio di manipolazione e disinformazione aumenta significativamente quando i sistemi di intelligenza artificiale vengono utilizzati su larga scala per la creazione di contenuti. Gli esperti mettono già in guardia dalla possibilità che "migliaia di informazioni errate possano essere diffuse in pochi secondi, al servizio di specifici interessi strategici". Questo sviluppo potrebbe avvelenare il dibattito politico e minare la fiducia nelle istituzioni democratiche.

Allo stesso tempo, c'è la possibilità che il giornalismo basato sull'intelligenza artificiale porti a una democratizzazione del panorama mediatico. Se i costi di produzione diminuissero e i contenuti potessero essere creati in modo più efficiente, più voci e prospettive potrebbero essere ascoltate. Le piccole aziende mediatiche potrebbero competere con i grandi player, il che promuoverebbe la diversità nei media.

In questo contesto, la formazione dei cittadini con una buona alfabetizzazione mediatica diventa ancora più importante. Le persone devono imparare a riconoscere e valutare criticamente i contenuti generati dall'intelligenza artificiale. L'alfabetizzazione mediatica sta diventando una competenza fondamentale per la partecipazione democratica nell'era digitale.

In definitiva, la domanda cruciale sarà se l'IA sia al servizio dell'umanità o viceversa. Mathias Döpfner lo ha affermato in questo modo: "Se lo facciamo bene, saranno le macchine a servire l'umanità, non il contrario". Gli sviluppi presso Axel Springer dimostreranno se questa affermazione potrà essere confermata o se i vincoli economici porteranno la tecnologia a prevalere sui valori giornalistici.

I prossimi anni saranno cruciali per determinare la direzione che prenderà il giornalismo basato sull'intelligenza artificiale. Arricchirà il panorama mediatico o lo impoverirà? La risposta a questa domanda plasmerà non solo il futuro del giornalismo, ma anche la qualità della nostra cultura democratica del dibattito.

 

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