Pubblicato il: 4 maggio 2025 / Aggiornato il: 21 luglio 2025 – Autore: Konrad Wolfenstein

Sicurezza dei dati e sovranità digitale in Europa: gli investimenti di Microsoft in Europa sono sicuri per i dati? – Immagine: Xpert.Digital
Perché la posizione del server non offre alcuna garanzia per la sicurezza dei dati
Microsoft ha recentemente annunciato investimenti significativi in Europa, tra cui la messa in sicurezza del codice sorgente in Svizzera e l'espansione della propria infrastruttura cloud. Queste azioni sono interpretate come una risposta alle incertezze politiche e alle crescenti preoccupazioni dei clienti europei. Nonostante questi sforzi, permane un conflitto fondamentale tra la legge statunitense e le normative europee sulla protezione dei dati, sollevando la questione se una sede server europea possa effettivamente fornire una protezione sufficiente. Questo rapporto analizza le garanzie fornite da Microsoft per l'Europa, spiega il conflitto legale tra il CLOUD Act statunitense e il GDPR e analizza perché la sola ubicazione fisica dei dati non garantisca la sicurezza e la sovranità dei dati.
Adatto a:
- Posizione del server sicuro in Germania? Sovranità dei dati nel cloud: perché la posizione del server Germania non è sufficiente!
Aggiornamento 21 luglio 2025:
- Microsoft conferma sotto giuramento: le autorità statunitensi possono accedere ai dati europei nonostante le nuvole dell'UE
Le nuove garanzie digitali di Microsoft per l'Europa
Alla luce delle guerre commerciali combattute sotto l'amministrazione Trump e delle improvvise decisioni politiche, molti clienti europei hanno perso fiducia nei prodotti digitali statunitensi. Microsoft sta rispondendo con impegni e investimenti concreti in Europa.
Ampi investimenti infrastrutturali
Microsoft ha annunciato l'intenzione di espandere la capacità dei suoi data center in Europa di circa il 40% nei prossimi due anni, estendendola a un totale di 16 paesi europei. L'azienda prevede di investire decine di miliardi di dollari all'anno in questa espansione. Queste misure mirano non solo a soddisfare la crescente domanda di servizi cloud e infrastrutture di intelligenza artificiale, ma anche a rafforzare la fiducia dei clienti europei.
Brad Smith, General Counsel e Presidente di Microsoft, sottolinea nel suo post sul blog gli stretti legami economici dell'azienda con l'Europa e assicura ai lettori che Microsoft non si ritirerà dalla regione. I data center europei opereranno in modo indipendente e saranno gestiti da cittadini dell'UE, nel rispetto e nell'attuazione delle leggi europee.
Backup del codice sorgente svizzero e continuità aziendale
Una garanzia particolarmente degna di nota è il backup del codice sorgente di Microsoft in Svizzera. L'azienda crea backup del proprio codice sorgente in strutture di archiviazione dati sicure in Svizzera e concede diritti di accesso legalmente vincolanti ai partner europei. Questa misura funge da piano di emergenza per l'"improbabile evento" in cui Microsoft dovesse mai essere costretta a interrompere i propri servizi in Europa.
Microsoft prevede inoltre di individuare partner europei e di implementare piani di emergenza per garantire la continuità operativa. Questa iniziativa è già in atto attraverso partnership in Francia e Germania con i data center Bleu e Delos.
Il confine dei dati nell'UE: la risposta di Microsoft alle preoccupazioni sulla privacy
Una componente chiave della strategia di Microsoft in Europa è l'implementazione del cosiddetto "EU Data Boundary" per il cloud Microsoft.
Residenza completa dei dati all'interno dell'UE
Da gennaio 2024, i clienti europei del settore commerciale e pubblico possono archiviare ed elaborare tutti i propri dati e le credenziali utente per i principali servizi cloud di Microsoft, inclusi Microsoft 365, Dynamics 365, Power Platform e i servizi Azure, all'interno dell'UE e dell'area EFTA. A febbraio 2025 è stata completata la terza e ultima fase del confine dei dati UE, estendendolo per includere i dati di Microsoft Professional Services derivanti dalle interazioni con il supporto tecnico.
Con questa offerta, Microsoft fa un passo avanti rispetto a molti altri fornitori di servizi cloud: l'azienda consente non solo l'archiviazione e l'elaborazione locale dei dati dei clienti, ma anche di tutti i dati personali, compresi i dati provenienti dai registri di sistema generati automaticamente.
Opzioni di sicurezza aggiuntive
Microsoft offre ai clienti europei diverse opzioni per proteggere e crittografare i propri dati. Tra queste, Confidential Computing in Azure, che impedisce a terze parti, inclusa Microsoft stessa, di accedere ai dati dei clienti, e le funzionalità "Lockbox" per Azure, Dynamics 365 e Microsoft 365, che consentono ai clienti di esaminare e approvare le richieste prima che Microsoft acceda ai loro dati.
Altre opzioni di sicurezza includono Azure Key Vault e Microsoft Purview Customer Key, che consentono ai clienti di proteggere i propri dati con una tecnologia di crittografia autocontrollata.
Il conflitto fondamentale: CLOUD Act contro GDPR
Nonostante tutti gli sforzi e le rassicurazioni, resta un conflitto legale fondamentale, che solleva la questione se i dati delle aziende europee siano davvero sicuri presso i fornitori statunitensi.
L'ambito extraterritoriale del CLOUD Act
Il CLOUD Act (Clarifying Lawful Overseas Use of Data Act), entrato in vigore nel 2018, consente alle forze dell'ordine statunitensi di obbligare le aziende con sede negli Stati Uniti a concedere l'accesso ai dati, indipendentemente da dove siano fisicamente archiviati. Questo vale anche per i dati archiviati nell'UE ma gestiti da aziende statunitensi o dalle loro controllate.
La legge obbliga le aziende Internet e i fornitori di servizi IT americani a concedere alle autorità statunitensi l'accesso ai dati archiviati, anche se questi non sono archiviati negli Stati Uniti. Sebbene le aziende interessate abbiano il diritto di opporsi se il proprietario dei dati non è un cittadino statunitense e la divulgazione dei dati viola le leggi di altri Paesi, tale diritto si applica solo ai Paesi che hanno un accordo sul Cloud Act con gli Stati Uniti, attualmente valido solo per il Regno Unito.
L'opposizione al GDPR
Il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) europeo è in aperto contrasto con il CLOUD Act. L'articolo 48 del GDPR vieta alle aziende di trasferire dati archiviati all'interno dell'UE senza un accordo di mutua assistenza giudiziaria. Le violazioni di questa disposizione possono essere punite con sanzioni pecuniarie fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato annuo globale dell'azienda.
Questa incompatibilità tra il CLOUD Act statunitense e il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) dell'UE pone le aziende che utilizzano servizi cloud di fronte a un dilemma impossibile. Si trovano di fronte alla scelta tra violare il CLOUD Act o il GDPR, entrambe le violazioni possono comportare sanzioni significative.
Adatto a:
- Piattaforme di intelligenza artificiale indipendenti come alternativa strategica per le aziende europee
Perché la posizione del server non offre alcuna garanzia per la sicurezza dei dati
Contrariamente a quanto si pensa, il semplice fatto che i dati siano archiviati su server in Germania o nell'UE non garantisce una protezione sufficiente contro l'accesso dall'estero.
L'errata concezione della sicurezza dei dati attraverso la scelta della posizione
La convinzione che i dati sui server in Germania siano automaticamente protetti dall'accesso straniero è considerata un "pericoloso equivoco". Anche se i dati personali sono archiviati in data center nell'Unione Europea, un fornitore di servizi cloud statunitense potrebbe essere legalmente obbligato a divulgare tali dati alle autorità statunitensi nell'ambito di indagini penali.
Un rischio specifico sussiste in particolare se il fornitore di servizi cloud ha sede o opera negli Stati Uniti, se il trattamento dei dati avviene tramite infrastrutture statunitensi o se una società statunitense ha accesso diretto o indiretto ai dati. In tali casi, esiste la possibilità che le autorità statunitensi possano accedere ai dati personali, anche all'insaputa o all'insaputa degli interessati in Europa.
Minaccia alla proprietà intellettuale e ai segreti commerciali
La questione va ben oltre la protezione dei dati personali. Il CLOUD Act pone rischi reali che mettono a repentaglio anche la sicurezza e la riservatezza di tutti i tipi di dati sensibili, tra cui proprietà intellettuale, prototipi di ricerca e sviluppo, dati dei clienti e comunicazioni private.
Anche se i dati sono archiviati nei data center dell'UE, il CLOUD Act può obbligare le aziende statunitensi a consegnarli alle autorità statunitensi. Ciò non solo compromette le tutele del GDPR e la sovranità dei dati dell'UE, ma espone anche informazioni aziendali critiche, come prototipi o piani strategici, al rischio di accesso non autorizzato.
A causa delle potenziali possibilità di accesso da parte delle autorità statunitensi, “le aziende perdono di fatto il controllo sui propri dati e quindi sulla loro proprietà intellettuale”, che è particolarmente critica per i segreti commerciali e aziendali.
Soluzioni per una maggiore sovranità dei dati
Alla luce dei problemi descritti, sorge spontanea la domanda su quali misure le aziende possano adottare per mantenere la sovranità dei propri dati.
Fornitori cloud alternativi e misure tecniche
Una protezione efficace contro l'accesso basato sul CLOUD Act è garantita solo se tutti i provider e i sub-provider operano al di fuori della legge statunitense, se viene utilizzata un'infrastruttura esclusivamente europea e se viene implementata la crittografia end-to-end con controllo delle chiavi esclusivamente lato utente.
Gli esperti raccomandano pertanto di adottare le seguenti precauzioni quando si sceglie un fornitore di servizi di backup o di archiviazione cloud:
- Scegliere un fornitore con sede nell'UE che non sia soggetto al CLOUD Act
- Garanzie di sovranità dei dati, in cui sia i dati sia le chiavi di crittografia rimangono interamente all'interno dell'UE.
- Consulenza legale e di conformità con esperti specializzati in GDPR e protezione dei dati
Approcci alternativi: l'open source come strategia
La Svizzera adotta un'interessante alternativa: nell'aprile 2023 è stata approvata la legge federale sull'impiego di mezzi elettronici per l'adempimento di compiti governativi (EMBAG), che stabilisce che il software governativo deve essere open source e che il codice sorgente deve essere reso pubblico.
Il professor Dr. Matthias Stürmer della Facoltà di Scienze Applicate di Berna, promotore di questa legge, la descrive come "una grande opportunità per lo Stato, il settore IT e la società". L'approccio mira a ridurre il vincolo del fornitore per il settore pubblico, consentire alle aziende di espandere le proprie soluzioni aziendali digitali e potenzialmente portare a una riduzione dei costi IT e a servizi migliori per i contribuenti.
La strada verso la vera sovranità digitale
Gli investimenti di Microsoft in Europa e l'implementazione del confine UE per i dati rappresentano passi importanti verso una maggiore sovranità dei dati per le aziende e le istituzioni pubbliche europee. Tuttavia, non risolvono completamente il conflitto giuridico fondamentale tra il CLOUD Act statunitense e il GDPR europeo.
La semplice archiviazione dei dati su server europei non fornisce una protezione sufficiente contro potenziali accessi da parte delle autorità statunitensi, se il fornitore di servizi cloud è soggetto alla legge statunitense. Questa situazione non solo mette in discussione la protezione dei dati, ma minaccia anche la proprietà intellettuale e i segreti commerciali delle aziende europee.
Una vera sovranità digitale richiede quindi approcci più completi che tengano conto sia degli aspetti legali che di quelli tecnici. Tra questi, l'utilizzo di servizi cloud che operano completamente al di fuori dell'ambito di applicazione della legge statunitense, una crittografia end-to-end coerente con controllo delle chiavi lato utente e un potenziale aumento degli investimenti in soluzioni open source.
In definitiva, l'Europa ha bisogno di una propria infrastruttura cloud indipendente, sovrana non solo dal punto di vista tecnico, ma anche giuridico. Fino ad allora, aziende e istituzioni pubbliche dovranno valutare attentamente quali dati archiviare, dove e come, e di quali fornitori fidarsi.
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