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Bombe a orologeria in Asia: perché i debiti nascosti della Cina, tra gli altri, ci minacciano tutti

Bombe a orologeria in Asia: perché i debiti nascosti della Cina, tra gli altri, ci minacciano tutti

Bombe a orologeria in Asia: perché i debiti nascosti della Cina, tra gli altri, ci minacciano tutti – Immagine: Xpert.Digital

Debito pubblico attuale in Asia: un'analisi critica degli sviluppi e delle conseguenze

Il pericolo da 12 trilioni di dollari: come il debito giapponese potrebbe innescare uno tsunami finanziario globale

All'ombra dell'ascesa economica dell'Asia, si sta diffondendo una minaccia che potrebbe potenzialmente innescare la prossima crisi finanziaria globale: un debito di proporzioni storiche. Dal debito record del Giappone, che sfida ogni immaginazione, alle montagne di debito nascoste della Cina, che giacciono come una bomba finanziaria inesplosa sotto l'economia globale, il continente è diventato l'epicentro dell'instabilità finanziaria. Con un rapporto debito/PIL che supera il 236% in Giappone e supera ufficiosamente la soglia del 300% in Cina, la domanda non è più se la bolla scoppierà, ma quando.

Ma il quadro è complesso e pieno di contraddizioni. Mentre il Pakistan è sull'orlo dell'insolvenza ed è profondamente intrappolato nella trappola geopolitica del debito cinese, Taiwan si presenta come un modello con un debito in calo. Singapore, a sua volta, stupisce con un rapporto debito/PIL astronomicamente elevato, che tuttavia fa parte di una strategia finanziaria unica e stabile. Questo sviluppo è ben più di una curiosità statistica: pone rischi sistemici per i mercati finanziari globali, influenza direttamente la politica dei tassi di interesse, che colpisce anche i risparmiatori tedeschi, e sta spostando in modo permanente gli equilibri geopolitici. La seguente analisi approfondisce la crisi del debito asiatico, svelando i pericoli più urgenti e spiegando perché il futuro finanziario mondiale è in bilico.

Apocalisse del debito o strategia intelligente? Perché Singapore è considerata stabile nonostante un rapporto debito/PIL del 173%

Il debito pubblico in Asia ha raggiunto proporzioni drammatiche negli ultimi anni e si sta trasformando in uno dei maggiori fattori di rischio economico della regione. Sebbene i singoli paesi ne siano interessati in diversa misura, si registra una tendenza costante all'aumento dei rapporti debito/PIL, che potrebbe avere gravi conseguenze per la stabilità economica globale.

La situazione varia notevolmente da un Paese all'altro: il Giappone è in testa alla classifica con un rapporto debito pubblico/PIL del 236,7% nel 2024. Singapore segue a sorpresa con il 173,1%, sebbene questo dato debba essere valutato diversamente a causa della struttura unica dell'economia delle città-stato. La Cina ha raggiunto un rapporto debito pubblico/PIL ufficiale dell'88,3% nel 2024, sebbene gli esperti stimino che il debito effettivo, incluso il debito delle amministrazioni locali, sia significativamente più elevato. L'India ha un rapporto debito/PIL del 57,2%, mentre la Corea del Sud si attesta al 46,8%. Il Pakistan si attesta al 70,1% del PIL, l'Indonesia al 39,2% e Taiwan ha il rapporto debito/PIL più basso tra i Paesi esaminati, al 29%.

Come si è evoluto il debito in Giappone?

Il Giappone è al centro della crisi del debito asiatico ed è considerato un esempio ammonitore dei rischi di un debito pubblico eccessivo. Con un rapporto debito pubblico/PIL superiore al 236%, il Giappone è il paese industrializzato più indebitato al mondo. Questo debito senza precedenti è il risultato di decenni di tendenze deflazionistiche, dell'invecchiamento della popolazione e di una politica fiscale espansiva.

Il debito totale del Giappone, che comprende tutti i settori, ha raggiunto il 1.279% del PIL alla fine del 2024, il che significa che l'onere del debito totale è quasi tredici volte superiore alla sua produzione economica annuale. Queste cifre astronomiche sono rese possibili dalla politica di tassi di interesse zero della Banca del Giappone, che dura da decenni e che, tuttavia, sta raggiungendo sempre più i suoi limiti.

La situazione è ulteriormente aggravata dall'andamento demografico. Il Giappone sta invecchiando più rapidamente di qualsiasi altro Paese industrializzato, aumentando drasticamente il carico sui sistemi di previdenza sociale e riducendo al contempo la base imponibile. Il governo si trova di fronte all'insolubile dilemma di dover scegliere tra la riduzione del debito e la necessaria spesa sociale.

Quali rischi specifici derivano dal debito del Giappone?

La situazione debitoria del Giappone pone rischi sistemici per la stabilità finanziaria globale. Il rischio maggiore deriva dal cosiddetto "carry trade" in yen, in cui gli investitori internazionali prendono a prestito a basso costo in yen per investire in attività ad alto rendimento in tutto il mondo. Le stime suggeriscono che questo meccanismo interesserebbe tra gli 8 e i 12 trilioni di dollari.

Ogni aumento dei tassi di interesse da parte della Banca del Giappone ha quindi ripercussioni globali di vasta portata. Quando la banca centrale ha aumentato il suo tasso di interesse di riferimento per la prima volta da anni nel 2024, ciò ha causato notevoli turbolenze nei mercati finanziari internazionali. Un ulteriore inasprimento della politica monetaria potrebbe portare a massicci deflussi di capitali da altri mercati, in quanto gli investitori ripagano i loro prestiti denominati in yen.

L'onere degli interessi sta diventando sempre più insostenibile per il governo giapponese. Mentre all'inizio del 2024 il governo doveva pagare un interesse dell'1,2% su un'obbligazione ventennale, ora è salito al 2,4%. Dato l'enorme onere del debito, ogni punto percentuale di aumento dei tassi di interesse rappresenta un onere aggiuntivo di oltre 13 trilioni di yen all'anno per il bilancio nazionale.

Quanto è grave il problema del debito della Cina?

La situazione debitoria della Cina è più complessa e potenzialmente più pericolosa di quanto suggeriscano i dati ufficiali. Sebbene il rapporto debito pubblico/PIL ufficiale del 25,6% appaia moderato, questo dato oscura la reale portata del problema.

Diverse organizzazioni internazionali stimano che il rapporto debito pubblico/PIL effettivo del governo centrale sia significativamente più alto:

  • Economia commerciale: 88,3% del PIL per il 2024
  • Previsioni di Statista: 96,3% del PIL per il 2025
  • Ministero federale delle finanze: valori simili nel confronto internazionale

Il debito totale del Paese, compreso il debito delle imprese e degli enti locali, ha raggiunto i 408,3 trilioni di yuan entro la fine del 2024, pari al 303 percento del PIL.

Particolarmente problematico è il debito occulto degli enti locali, finanziato attraverso i cosiddetti Local Government Financing Vehicles (LGFV). Queste strutture aggirano i limiti ufficiali del debito e hanno creato un sistema finanziario ombra i cui rischi sono difficili da quantificare. Gli esperti stimano che il rapporto debito/PIL effettivo della Cina, tenendo conto di tutte le passività, sia compreso tra il 330 e il 360%.

Il governo cinese ha annunciato un moderato allentamento della politica monetaria nel 2024 per la prima volta in 14 anni e ha aumentato il deficit di bilancio ufficiale al 4% del PIL, il livello più alto almeno dal 2010. Queste misure indicano che anche la leadership cinese ha riconosciuto la gravità del problema del debito.

Quali sono le conseguenze del debito locale in Cina?

Il debito delle amministrazioni locali in Cina rappresenta una delle maggiori minacce alla stabilità finanziaria del Paese. Alla fine del 2023, il debito occulto delle amministrazioni locali ammontava a 14,3 trilioni di yuan, cifra che potrebbe superare i 60 trilioni di yuan entro il 2028. In risposta, il governo cinese ha annunciato un pacchetto di aiuti senza precedenti da 10 trilioni di yuan per ristrutturare questo debito.

Le amministrazioni locali hanno ridotto drasticamente i loro investimenti, in media del 15% nel 2024, e in alcune regioni come Guizhou e Yunnan addirittura del 25%. Allo stesso tempo, gli stipendi dei dipendenti pubblici sono stati ritardati, evidenziando le difficoltà finanziarie.

Il problema è aggravato dalla crisi immobiliare cinese, che ha un impatto diretto sulle entrate degli enti locali. Questi enti si finanziano tradizionalmente attraverso la vendita di terreni, i cui ricavi sono crollati drasticamente a causa della crisi. Il crollo del mercato immobiliare ha quindi innescato una reazione a catena che minaccia l'intero sistema finanziario locale.

Come si colloca l'India in termini di debito nazionale?

L'India si presenta come un caso di relativo successo nel dibattito sul debito, ma si trova tuttavia ad affrontare significativi problemi strutturali. Con un rapporto debito pubblico/PIL del 57,2%, il Paese è al di sotto delle soglie critiche per i mercati emergenti, ma al di sopra della soglia del 50% considerata sicura per i paesi in via di sviluppo.

Il debito estero dell'India ha raggiunto il livello record di 736,3 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2025, con un aumento di 67,5 miliardi di dollari su base annua. Particolarmente degno di nota è l'aumento del debito a breve termine, il cui rapporto con le riserve valutarie è salito al 20,1%.

Un aspetto positivo del debito pubblico indiano è la sua struttura interna. Una quota significativa del debito pubblico è detenuta dalle banche locali e dalla banca centrale, il che riduce il rischio in situazioni di stress. Il PIL nominale dell'India deve crescere del 10% annuo per stabilizzare il debito pubblico ai livelli attuali, un'ipotesi che gli esperti considerano realistica.

Quali sviluppi drammatici stanno avvenendo in Pakistan?

Il Pakistan sta attraversando una grave crisi debitoria che lo ha ripetutamente portato sull'orlo dell'insolvenza. Con un rapporto debito pubblico/PIL del 70,1% e indicatori critici del debito estero, il Pakistan è un esempio lampante dei pericoli di un debito eccessivo nei mercati emergenti.

Il debito estero del Pakistan ha raggiunto i 131,1 miliardi di dollari alla fine del 2024, con il servizio del debito annuo che assorbe il 42% dei proventi delle esportazioni. Questo rapporto è ben al di sopra della soglia del 15% considerata critica e dimostra l'insostenibilità della situazione attuale.

Il Pakistan è caduto nella trappola del debito cinese, poiché la Cina ha prestato al paese 30,3 miliardi di dollari, principalmente attraverso la Belt and Road Initiative. Questa dipendenza limita gravemente la libertà d'azione politica del Pakistan e lo rende una pedina al servizio degli interessi geopolitici.

La valuta del paese, la rupia, è scesa a minimi storici nel 2023, raggiungendo a un certo punto quota 250 rupie per un dollaro USA. L'inflazione ha raggiunto il 31,5%, posizionando il Pakistan al terzo posto in Asia per tasso di inflazione più alto. Solo un pacchetto di salvataggio da 3 miliardi di euro del FMI ha salvato il Pakistan dalla bancarotta nazionale nel 2023.

 

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Prevenzione anziché panico: strategie contro una crisi finanziaria regionale

Qual è la situazione in Corea del Sud e negli altri Paesi?

Il rapporto debito pubblico/PIL della Corea del Sud è ancora moderato, al 46,8%, ma la tendenza al rialzo è preoccupantemente elevata. Le previsioni indicano un aumento costante al 59,19% entro il 2030, trainato principalmente dagli sviluppi demografici. Il Paese ha il tasso di fertilità più basso al mondo, pari ad appena lo 0,72, il che avrà enormi implicazioni a lungo termine per la sostenibilità finanziaria dei suoi sistemi di previdenza sociale.

Con un debito pari al 39,2% del PIL, la situazione debitoria dell'Indonesia rimane relativamente stabile. Il Paese non ha attualmente un grave problema di debito, né lo avrà nel prossimo futuro, ma l'elevato carico di debito sotto forma di titoli di Stato lo rende vulnerabile a potenziali aumenti dei tassi di interesse. Con un debito estero pari al 39% del reddito nazionale lordo, il debito estero è appena al di sotto della soglia critica del 40%.

Taiwan si distingue positivamente, con il rapporto debito pubblico/PIL più basso, pari al 29%. Il Paese sta addirittura registrando un continuo calo del debito e si prevede che entro il 2029 il debito pubblico raggiungerà solo il 17,37% del PIL. Questo sviluppo positivo rende Taiwan uno dei pochi Paesi della regione con una politica fiscale sostenibile.

Cosa rende il debito di Singapore così speciale?

L'elevato rapporto debito pubblico/PIL di Singapore, pari al 173,1%, è fuorviante e non paragonabile a quello di altri Paesi. La città-stato ha sviluppato un'architettura finanziaria unica, in cui il governo contrae prestiti strategici e allo stesso tempo investe questi fondi in investimenti e riserve a lungo termine.

Singapore sta contraendo debito strategico per finanziare importanti progetti infrastrutturali e, al contempo, sta accumulando ingenti riserve valutarie. Questa duplice strategia funziona grazie all'eccezionale rating creditizio del Paese e al suo ruolo di centro finanziario internazionale. Il debito è garantito da attività corrispondenti, il che riduce significativamente il rischio effettivo.

L'elevato rapporto debito/PIL riflette anche il ruolo di Singapore come centro finanziario, dove i flussi di capitali internazionali vengono incanalati attraverso il bilancio del governo. Questo spiega perché, nonostante l'elevato debito nominale, non vi siano segnali di instabilità finanziaria.

Le conseguenze negative sono già visibili?

Gli effetti negativi dell'elevato debito pubblico in Asia sono già chiaramente visibili e si manifestano a vari livelli. In Giappone, l'aumento dei tassi di interesse sta portando a un drastico aumento dell'onere degli interessi, costringendo il governo a rinviare ancora una volta l'obiettivo di un bilancio primario in pareggio. Le sfide demografiche stanno ulteriormente aggravando la situazione, poiché una popolazione in calo si traduce in un maggiore onere del debito pro capite.

La Cina sta già mostrando chiari segnali di rallentamento della crescita economica, direttamente correlato al suo debito. La deflazione persiste da sei trimestri, il periodo più lungo di questo secolo. Il mercato immobiliare non mostra segni di ripresa e la fiducia di consumatori e imprese rimane bassa.

Nel 2023, il Pakistan ha attraversato una grave crisi finanziaria, scongiurata solo grazie al salvataggio del FMI. L'inflazione ha raggiunto il 31,5%, la valuta è crollata e il Paese è stato sull'orlo del default. Questi eventi dimostrano la rapidità con cui una crisi del debito può degenerare.

Quali conseguenze a lungo termine si possono prevedere?

Le conseguenze a lungo termine della crisi del debito asiatico saranno di vasta portata e modificheranno radicalmente l'ordine economico globale. Il cambiamento demografico in paesi come Giappone, Cina e Corea del Sud aggraverà ulteriormente il problema del debito. L'invecchiamento della popolazione comporterà un aumento della spesa sociale e, al contempo, una riduzione delle entrate fiscali, esercitando un'enorme pressione sulle finanze pubbliche.

La Cina si trova ad affrontare la sfida di riformare il suo modello di crescita basato sul debito prima che questo porti a una crisi sistemica. La probabilità di una crisi finanziaria in Cina è in continuo aumento e un evento del genere avrebbe gravi ripercussioni sull'economia globale, poiché la Cina è ora la seconda economia mondiale.

Anche le implicazioni geopolitiche saranno significative. Paesi come il Pakistan, diventati dipendenti dal debito cinese, perderanno progressivamente la loro sovranità in politica estera. Ciò potrebbe portare a un riassetto degli equilibri di potere regionali, con la Cina che trasformerà il suo predominio economico in influenza politica.

In che modo il debito influisce sui mercati finanziari globali?

La crisi del debito asiatico ha già iniziato a destabilizzare i mercati finanziari globali. Il carry trade sullo yen, basato sulla politica giapponese di tassi di interesse pari a zero, immobilizza capitali stimati tra gli 8 e i 12 trilioni di dollari. Qualsiasi cambiamento nella politica monetaria giapponese innesca quindi reazioni a catena nei mercati globali.

La politica di bassi tassi di interesse nei paesi asiatici indebitati contribuisce a impedire ai risparmiatori tedeschi di vedere tassi di interesse più elevati. Poiché i paesi fortemente indebitati non possono tollerare un aumento dei tassi di interesse, adegueranno di conseguenza la loro politica monetaria, con ripercussioni a livello globale.

Un ulteriore rischio deriva dalla crescente interdipendenza dei sistemi finanziari asiatici. Un crollo in un grande paese come la Cina potrebbe innescare effetti domino che travolgerebbero altre economie asiatiche. L'esperienza della crisi finanziaria asiatica del 1997 dimostra la rapidità con cui le crisi finanziarie possono diffondersi nella regione.

Quali riforme strutturali sono necessarie?

Per superare la crisi del debito, sono essenziali riforme strutturali di vasta portata nei paesi colpiti. La Cina deve ripensare radicalmente il suo modello di crescita basato sul debito e passare a una crescita basata sui consumi. Ciò richiede il rafforzamento della rete di sicurezza sociale per ridurre la propensione al risparmio delle famiglie.

Il Giappone si trova ad affrontare il difficile compito di consolidare le proprie finanze pubbliche senza strangolare ulteriormente la sua già debole economia. Una possibile soluzione potrebbe essere l'introduzione di swap obbligazionari-azionari, in cui i titoli di Stato vengono utilizzati per finanziare investimenti strategici.

Per paesi come il Pakistan, è necessaria una riforma radicale della struttura fiscale e della pubblica amministrazione. La cronica instabilità politica e la scarsa governance devono essere superate per consentire una politica fiscale sostenibile.

Come si possono ridurre al minimo i rischi di una crisi finanziaria regionale?

Per ridurre al minimo i rischi di una crisi finanziaria regionale sono necessari sforzi internazionali coordinati. È urgente una regolamentazione più severa dei sistemi bancari ombra, soprattutto in Cina. I veicoli di finanziamento locali devono essere resi più trasparenti e i loro rischi devono essere meglio quantificati.

La comunità internazionale dovrebbe creare fonti di finanziamento alternative per i paesi in via di sviluppo, al fine di ridurre la loro dipendenza dai prestiti cinesi. Un'iniziativa infrastrutturale europea potrebbe porre rimedio a questa situazione e limitare l'influenza geopolitica della Cina.

I sistemi di allerta precoce per le crisi del debito devono essere ulteriormente sviluppati per consentire contromisure tempestive. L'esperienza della crisi asiatica del 1997 ha dimostrato che le misure preventive sono significativamente più convenienti rispetto ai successivi salvataggi.

Le sfide demografiche richiedono un completo riorientamento dei sistemi sociali nei paesi interessati. Una maggiore apertura all'immigrazione, riforme del sistema pensionistico e investimenti nell'automazione sono essenziali per far fronte agli oneri di una società che invecchia.

L'attuale situazione del debito sovrano in Asia rappresenta una delle maggiori sfide per la stabilità economica globale. Mentre alcuni Paesi, come Taiwan e Singapore, gestiscono le proprie finanze in modo sostenibile, altri, come Giappone, Cina e Pakistan, si trovano ad affrontare problemi esistenziali. Le conseguenze negative, già visibili, si intensificheranno nei prossimi anni e richiederanno urgentemente sforzi internazionali coordinati per prevenire le crisi. Senza riforme strutturali radicali, il continente asiatico rischia di diventare il fattore scatenante della prossima crisi finanziaria globale.

 

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